C'e' il verde spelacchiato della Savana e la polvere rossa. Un vento leggero e insistente la solleva da terra. La giraffa e' gia' star, posa maestosa per le foto di rito. Mamma facocero e i suoi piccoli rosicchiano ciuffi d'erba e briciole, nemmeno si accorgono che un terzetto di ippopotami (finti) affiora pigro dalla palude. Poco piu' in la' una proboscide di gomma viene manovrata a mano per un ciak complicato, ma non siamo sul set de La mia Africa. Non lontano da Johannesburg, in una decapottabile grigio metallizzata, ci sono Max Tortora e Christian De Sica, che imprecano perche' un enorme elefante ha sbarrato loro la strada. E se De Sica liquida le sue avversita' in una battuta ("Anvedi come pulisce i vetri!", dira' della proboscide), Neri Parenti e il resto della troupe sembrano meno spavaldi mentre devono gestire animatronics e getti d'acqua, giornalisti rumorosi e condizioni di luce variabile.
Il 27° cinepanettone Filmauro, Natale in Sud Africa, e' tra i piu' laboriosi. La location non e' impervia ma richiede comunque spirito di adattamento e cuore da boy-scout. Il problema e' pero' il clima, instabile in questa lunatica primavera africana. Per il resto, gattopardescamente, ogni cosa cambia perche' tutto rimanga com'e': "E' sempre la stessa formula, ma con qualche modifica", sintetizza Parenti, che di cinepanettoni ne ha mangiati parecchi: "Abbiamo due episodi, due coppie di comici, tempi di lavorazione strettissimi e io che al solito vivo col montatore. La novita' e' la location: la scelta del Sudafrica rende tutto maggiormente avventuroso".